Beatrice Tagliapietra – Studio 25

Beatrice Tagliapietra, quattordici anni, per qualche giorno non ha potuto partecipare alla mostra delle proprie opere perché troppo presa dai suoi nobili impegni: scuola e sport. Beatrice infatti è una tuffatrice (una “tuffista”, come l’ha simpaticamente definita la maestra Annamaria Vittes durante la presentazione della mostra) e ha dovuto allenarsi per partecipare agli Assoluti Indoor di Tuffi, a Torino dal 12 al 14 aprile, a cui era stata convocata. Chapeau!

Tuffi: forza e disciplina, totale controllo del proprio corpo e della propria emotività. Sì, è questa la Beatrice che si intuisce dalle opere esposte, che convincono sia per capacità tecnica che per contenuti, ma che tradiscono poco del suo animo più profondo. La perfezione dell’equilibrio, come nello sport, sembra essere l’oggetto della propria sperimentazione, e i temi trattati, se non troppo intimisti, non risultano poi nemmeno banali. In tutte le opere, l’acquarello è steso con grande padronanza sopra un disegno ben strutturato, sottolineato dall’uso della china. Ma anche nel nudo a semplice matita, quasi attraversato dalla luce che ne esalta le linee plastiche, l’efficacia del disegno ci trasmette tutte la consapevolezza di sé e la determinazione di Beatrice.

Il draghetto che spesso compare nelle opere di Beatrice è un vero e proprio alter-ego, ed è come se ci dicesse <<Ciao, non sono una di voi ma ecco quello che penso>>. Ci racconta della consapevolezza del proprio bene e del proprio male, il bene e il male che è che sono in ognuno di noi cittadini del mondo, che attraversiamo incantati il bosco della vita, slanciato e maestoso come una Sagrada Famìlia, che protegge uno splendido sottobosco, denso di minuto tratteggio a china di piante coloratissime, e il sentiero salvifico che lo attraversa e che ci porta verso l’ignoto.

Beatrice è fiduciosa in se stessa e nel proprio futuro, a ben vedere anche la sua rappresentazione del male non ce lo figura poi così “kattivo”, mentre la luce del proprio futuro, perfettamente tinteggiata nelle sue sfumature di giallo e di rosso, le impedisce di soffermarsi sui dettagli del brutto che la circonda. L’unicorno alato, simbolo di libertà, ha da poco lasciato una città che non ha più spazio per svilupparsi, e vola alto, a cercare nuove e più importanti sfide.

Beatrice sta iniziando a guardare al di là della propria età, e indaga il mondo cha la circonda con occhi non ancora istruiti a tutte le mille e più sfumature del bene e del male. Ma gli scanner del suo cervello e del suo cuore stanno diventando ogni giorno più potenti e più sensibili.

Alfonso Taccione
Bottega dell’immagine Trieste
Aprile 2013

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